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Visualizzazione dei post da 2018

Cronache della dimenticanza, parte III: Damnatio Memoriae

Questi sono quelli che chiamano Duri Sentimenti D'amore Domande. Altre domande. Come si fa a dimenticarsi di qualcuno? Qualcuno che si è mosso nel nostro spazio, che ha riso ad una nostra battuta, che ha esalato il nostro stesso ossigeno? Come ci si dimentica di qualcuno che abbiamo conosciuto, che ci ha detto qualcosa di sé? Le persone ci lasciano sempre qualcosa di loro- è quel qualcosa che resta, che resiste al fuoco e alle lacrime. Come ci si dimentica di qualcuno che è vivo? Anche se ci sbatte in faccia la sua esistenza ogni giorno, come si fa? Ognuno vive la propria vita in maniera separata, okay, ma come si fa ? Come ci si dimentica di qualcuno che è morto? Quel qualcuno che ci ha insegnato o ci ha voluto bene o forse male, ma come si fa ? Come ci si dimentica di qualcuno che si è odiato? Che forse ci ha fatto così tanto male che le ferite non sono mai guarite del tutto, come un promemoria doloroso. Come ci si dimentica di qualcuno che si è amato? - chiedo per sci

Cronache della dimenticanza, parte II: Lasciare?

Perché non dici mai quello che vorresti dire? Perfino al mio cellulare Mancano le tue chiamate Comunque sia Siccome sono un'idiota e non so niente della mia vita, inizio a scrivere sempre da una domanda. Ti ha spaventato quello che ho scritto? (O ti ha spaventato la maniera in cui l'ho scritto?) Ti ha dato fastidio che l'abbia messo qui, alla portata di tutti? Perché volevi che restasse solo a te e alle persone sbagliate? La penna vacilla, ma questo inchiostro non può essere cancellato. Non dal fuoco. (Forse solo le tue lacrime potrebbero scioglierlo). Ormai che abbiamo sbagliato, ormai che ho sbagliato, lascia che vada fino in fondo. Lascia che sfoghi la mia mente satura su questa carta digitale, che sporchi la rete con il veleno che, invece, avrei potuto sciorinarti davanti agli occhi, con la voce tremula e il cuore, gonfio di rancore, in gola. Lascia che mi dimentichi di e in fasi, gradualmente, in uno svanire che accenna a portarsi via anche un po' di me

Cronache della dimenticanza, parte I: Fuoco

Una sola scatola di fiammiferi brucerà ciò che incontra sul cammino Corre giù per la montagna, meglio chiamare i vigili del fuoco Sarò diretta: perché vuoi dimenticarti di me? Cosa ti ho fatto? Quale oltraggio ho compiuto nei tuoi confronti? Ti ho ingiuriato? Diffamato pubblicamente? Che cosa ha innescato nella tua psiche il meccanismo secondo il quale io sarei materiale da buttare? No, non buttare. L'immondizia finisce sempre da qualche parte, magari nelle discariche, a farsi compagnia per sempre. Sono materiale da bruciare per te, da incenerire per te. Il fuoco non lascia traccia se non una scia di cenere, che però ritorna velocemente alla Terra creatrice da dove proviene. Fuoco, incendio per non lasciare niente di me nella tua vita. Niente di me nella tua testa. Cos'è, ti ho scottato? Ti ho fatto del male lambendoti con le mie fiamme? Sono (stata) per te una pira troppo luminescente e troppo tentatrice da indurti a toccarla e ustionarti? Non ti avrei mai chies

(Hope)less

Spero che "senza speranza" Cambi con il tempo Vado male a scuola e sono una disgrazia. Mi ribello perché non riesco a vivere solo come cuscinetto per il dolore delle persone e sono una disgrazia. Non dovevo nascere, e sono una disgrazia. L'unica cosa che so fare è scrivere della mia disgrazia, intanto che il mondo la legge e la usa come catarsi. Chiunque pensi che queste parole, questo blog siano frutto unicamente di un otium letterario e uno sguardo attento ai grandi pessimisti del passato, può ricredersi adesso. Non sono poetica, sono infelice. Maledetta. E non c'è niente di bello, ideale o romantico in questo. Tutto è più bello su carta. Ma scommetto che odiereste chi è dietro questa penna, una che una scrivania e scrive e studia seduta su qualche cuscino, per terra, o che strappa via le tende dalle portaline perché il mondo le vuole male, perché la natura la aborrisce. Mi disprezzereste come fanno tutti, e con me il quadernino verde con A Silvia di Leopar

Introduzione alle Cronache della dimenticanza

Devo scrivere. Devo scrivere. La testa mi frulla, il cuore fa male come sempre, ma le mani fremono, intanto che i concetti prendono forma nella mia mente. Devo scrivere. Voglio scrivere. E ho pure un'idea. Damnatio memoriae  è una locuzione in lingua latina che significa letteralmente "condanna della memoria". Nel diritto romano indicava una pena consistente nella cancellazione di qualsiasi traccia riguardante una persona, come se essa non fosse mai esistita. Cosa può causare un fato peggiore della morte? Da quale torto può scaturire il desiderio di cancellare ogni traccia di un individuo dalla faccia della Terra? Quanto oltre ci si deve spingere per meritarsi di non avere più nulla a provare al mondo che si è esistiti? Ho passato tutta la vita a cercare di attirare l'attenzione, a dire "Sono qui, accorgetevi di me", a rammaricarmi di computer formattati, fogli buttati via e quaderni persi in giro. E se la mia penna non avesse mai scritto un tratto?

Come sotto un temporale

E ci sarà un ballo delle incertezze Ci sarà un posto in cui perdo tutto Qui giacciono le macerie della battaglia contro me stessa. Ho strappato via le tende dalle finestre della mia stanza perché volevo la luce e vedere il paesaggio, o forse volevo che che il paesaggio vedesse me. Esse giacciono per terra con cura scomposta, a ricordarmi della mia furia tanto fulminante quanto rara e della mia inesorabile tristezza, onnipresente nella mia vita da quando ho memoria, da quando notai che ogni mio gesto poteva venire frainteso, stravolto o non capito affatto. I vetri mi guardano mentre piango lacrime facendo sberleffo al tempo nuvoloso cui ho rubato la pioggia. Vedo tutto dalla piccola prigione in cui mi sono segregata, vedo tutto come in una palla di neve natalizia; peccato che, a dispetto del meteo infelice, sia ormai giunto maggio e che il Natale abbia smesso di donarmi un minimo di calore umano da troppi anni. Tutti mi odiano, senza sapere o immaginare che io detesti me stessa i

Labirinto

Ora la mia sola salvezza  E' giocare a nascondino in questo labirinto Alcune cose nella vita necessitano di equilibrio. La felicità, la famiglia, l'amicizia. Talvolta la pace richiede più impegno della guerra per esistere. E' un gioco di equilibrio e ci vuole tenacia per riuscire ad anteporre i bisogni altrui ai propri. Si devono ingoiare tanti, troppi rospi (e i rospi, per info faunistica, sono velenosi). L'amicizia è sorellanza, matrimonio e genitorialità tutto insieme, in un miscuglio di lezioni, litigi, confessioni e consigli. A volte sopravvive alle avversità, alle diatribe o alla distanza; altre volte si incrina, si spezza, (e ci spezza) e poi rivediamo le persone con cui condividevamo i nostri segreti e capiamo che siamo estranei, e qualcosa dentro di noi urla di dolore, mentre qualcos'altro suggerisce che se fossimo stati destinati ad avere qualcosa... ce l'avremmo . E ci rovina, ci migliora, ci cambia ed in ogni caso ci fa crescere, nel bene

Campo di volo

And in the end I'd do it all again I feel you're my best friend Don't you know that the kids aren't alright?

Una cosa che avevo bisogno di dire

Esistono parole,  confessioni,  che, presto o tardi,  vanno dette.  Nel buio di una stanza.  Sul parapetto di uno strapiombo.  Tra la confusione di una discoteca.  Ma vanno dette.  O scritte. Vanno sussurrate.  O urlate.  O messe su carta per essere platealmente esposte al mondo intero.  Sono una codarda, lo sono sempre stata. Peccato che io scriva meglio di come parli. Nei miei sogni, ti incontro in intense conversazioni Ci svegliamo entrambi in letti vuoti, in differenti città E il tempo rallenta dolcemente nel cancellarti E tu hai i tuoi demoni, e tesoro, somigliano tutti quanti a me

Sentimenti, dolore su carta di diario, 2018

Immagine
" Manfria è, con 876 abitanti, l'unica frazione di Gela in provincia di Caltanissetta istituita il 24 gennaio del 2006 e distante 11,95 km dalla città. Prende il nome dalla omonima torre costiera. Sorge, inoltre, a 19 metri sopra il livello del mare" Ed è casa mia, aggiungerei. Manfria, Lunedì 2 aprile 2018 Il tempo sembra essersi fermato a molto tempo prima che io nascessi. Un doloroso promemoria di un'epoca in cui si è stati felici, ora annegato nell'oblio di anni passati.  Però il mare è sempre qui, ad un tiro di schioppo, e la luce fa sempre capolino dai vetri colorati di blu che dipingono la stanza del colore della mia malinconia. La casa in campagna, covo e rifugio della mia infanzia, mi culla con il suo possente e rassicurante silenzio. Protegge me, l'ultima dei suoi figli, dai sogni (o forse incubi) che ho avuto stanotte, in cui facevo festa con le amiche, litigavo con i miei genitori e tu  tornavi. Tornavi per restare in un posto da

Salto nel vuoto

E tu lo sai che nessuno ha fede cieca più di me Chiudo gli occhi e sto pronto per l'impossibile

Portami in Bolivia per cambiare testa

Spegnerò il telefono Sarò libera, indipendente Mamma no, non ho bisogno di niente...

Introduzione ai contenuti

Buongiorno, buonasera, ( buona Pasqua, Pentecoste, Natale onomastico e compleanno ) Benvenuto/a in questo blog che, da come puoi già dedurre, non ha assolutamente niente di normale. Qui alla tastiera c’è Maria Federica, una bella testa piena di idee assurde e stravaganti, determinata a creare un piccolo mondo straordinario all’interno di un progetto ordinario. Parlerò di musica che mi piace, esperienze che ho fatto, libri che ho letto, viaggi che mi hanno cambiata e della mia realtà circostante, che ha tanto, tantissimo bisogno di essere incoraggiata. Questo futile dominio, che porta il mio personale marchio, vuole portare un po’ di colore all’interno di una città di cemento, la quale non fa altro che piangere lacrime di inquinamento, ignoranza, tristezza. Io e te, lettore (o lettrice: la grammatica italiana è un po’ maschilista...), rappresentiamo una piccola speranza. Sei curioso? Intanto, se ti va, puoi trovare questa testolina megalomane su questi social: -Instagram:  @state