Flusso di (in)coscienza

And I think it's gonna be a long long time'

Till touch down brings me round again to find

I'm not the man they think I am at home


Ascolti Elton John nella vasca da bagno e chissà come e chissà perché, senti il tempo che si ferma.
Con il piano, la chitarra in sottofondo e l'incenso da bagno in mano ti chiedi come tu ci sia arrivata lì, il giorno prima di una partenza, in quella coordinata di attesa.
La vita ti confonde, le novità ti intimoriscono e non riesci a fare a meno di provare ansia per il futuro prossimo che ti attende.
Torni tra una settimana e non sai come torni, se torni, se torna qualcun altro al posto tuo, chi lo sa. Poi ti metti su un aereo scassato tremolante, appena 12 ore dopo, e atterri in un posto sconosciuto, bello ed ordinato, in cui le regole sono sovvertite. Entri in un supermercato e non ci sono i piatti o i bicchieri di plastica, l'acqua in bottiglia costa quanto un pranzo intero e c'è alcol a volontà, con i prezzi che ti urlano prendimi.
Per strada non c'è un filo di polvere, le persone guidano al limita tra la vita e la morte e la quotidianità è scandita dalla sregolatezza.
Come per incanto ti dimentichi da dove vieni per farti assorbire da quell'hotel grattacielo con le stanzette claustrofobie, ti consumano le cose che accadono tra le sue mura e nei dintorni cercati con lo spirito di chi sogna la fuga, la pazzia.
Il birraio dietro l'angolo e il bancomat davanti il minimarket, insieme alla metro, portale della libertà negata.
E intanto indossi i tacchi e la gonna buona, perché "mettiti l'outfit più figo che hai, così attacchi la piastra alla corrente per domare i capelli modellati dalla Moldava (senza successo) e corri da un piano all'altro per cercare di capire cosa tutti abbiano tanto da parlare oggi.
Corri a fare i conti, poi un altro casino e un'altra rampa di scale e guai se ti dimentichi di metterti il rossetto, papà ti chiama ma non è davvero il momento, davvero no, dunque lasci squillare il cellulare. Se solo ti vedesse, se solo avesse su di te il controllo che stessa senti di avere lasciato a bordo di un aereo precario, forse ti chiuderebbe in una bolla protettiva, mentre ti guarda commettere gli sbagli che ha fatto pure lui.
Alzi le spalle e riparti, via per la città che ti riempie gli occhi di bellezza e ti sfama con la sua diversità e il petto che ti si svuota dall'ansia, anche se tu dici che è solo stanchezza.
Con le gambe doloranti, le lamentele sulla valuta straniera sono dietro l'angolo, e ad ogni negozio di souvenir non riesci a comprare niente perché non riesci a pensare ad una casa a cui tornare per regalarli.
Quindi singhiozzi, ancora fradicia, davanti lo specchio perché devi sforzarti di distinguere tra paranoia e realtà, e ti riasciughi le lacrime e ti metti addosso i vestiti più succinti che hai per ballare e calpestare tutte le paure che ti infestano, alla faccia dei tuoi demoni.
Ritorni, ti cambi, esci in strada in pigiama come se la dignità fosse un valore che hai perduto ormai parecchio tempo fa, passi tuoi vizi a qualcun altro e qualcun altro passa i propri a te e l'ora sull'orologio è solo un numero.
E ti sforzi di pensarla così anche il giorno dopo, o il giorno stesso, quando l'intercapedine di sono che hai ricevuto è così scarsa che a malapena ti ricordi chi sei e dove ti trovi.
Poi piangi un altro paio di volte in strada, ti fai mangiare dal nervosismo e ti ritrovi a battere i pugni sulla porta di amici che alle otto del mattino si trovano ancora nella fase r.e.m., inforchi gli occhiali da sole e di nuovo su un aereo che non sai se decolla, come decolla, se arriva e come arriva.

Poi scendi, ed è tutto come prima. Ma tu non sei come prima.
Questa vita a chi apparteneva? Era la tua?
Ogni elemento ti sembra appartenere ad un morto, come se le tue cose, la tua stanza fossero le spoglie di qualcuno che una volta conoscevi.
E, anche se la quotidianità riprende, tu sai che qualcosa è accaduto. Anche se non te lo ricordi perché hai bevuto troppo e dormito troppo poco (tredici ore in totale), tu sai che qualcosa ti ha portato al tuo limite e poi di nuovo indietro verso la tua vecchia personalità.
E ora ci ripensi randomicamente mentre ascolti Elton John, e il flusso di coscienza ti assale, e lo sputi disordinatamente su un file word, per darlo in pasto al lettore.


-Maria Federica

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