Cronache della dimenticanza, parte II: Lasciare?

Perché non dici mai quello che vorresti dire?Perfino al mio cellulareMancano le tue chiamateComunque sia



Siccome sono un'idiota e non so niente della mia vita, inizio a scrivere sempre da una domanda.
Ti ha spaventato quello che ho scritto? (O ti ha spaventato la maniera in cui l'ho scritto?)
Ti ha dato fastidio che l'abbia messo qui, alla portata di tutti? Perché volevi che restasse solo a te e alle persone sbagliate?
La penna vacilla, ma questo inchiostro non può essere cancellato. Non dal fuoco. (Forse solo le tue lacrime potrebbero scioglierlo).
Ormai che abbiamo sbagliato, ormai che ho sbagliato, lascia che vada fino in fondo.
Lascia che sfoghi la mia mente satura su questa carta digitale, che sporchi la rete con il veleno che, invece, avrei potuto sciorinarti davanti agli occhi, con la voce tremula e il cuore, gonfio di rancore, in gola.
Lascia che mi dimentichi di e in fasi, gradualmente, in uno svanire che accenna a portarsi via anche un po' di me.
Lascia che mi dimentichi scrivendo; forse per me l'inchiostro è morfina.
Lascia stare. Lascia andare.
Lascia. Tanto è solo questo tutto quello che sai fare. Lasciare. Lasciare perdere.
Questo è quello che io non so fare. Lasciare qualcuno da solo (e tu mi sembri sempre più solo).
Ti ha fatto male quello che ho scritto? Te lo chiedo di nuovo, anche se forse non leggerai- e se anche leggessi, non ti avvicineresti di nuovo alle braci solo per dare loro una risposta. La paglia va a fuoco molto facilmente.
Ti ho ferito? Mi dispiace.
Anche se non è un motivo valido per ignorarmi.
Non lo è mai stato.


-Maria Federica

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